Sig.na FRIEDA
MÜLLER – LIPSIA (GERMANIA)
Cosenza
12/7/934
Gentilissima
Signorina,
In
riferimento all’inserzione che la riguarda sul Corriere della Sera, la prego di
volermi significare se accetta posto di cassiera commessa al reparto pasticceria
d’un caffè di prim’ordine, trasferendosi a Cosenza.
Ove le sue
attitudini non consentissero quell’agilità e sollecitudini contabili
indispensabili per tali attribuzioni, potrebbe essere adibita a mansioni di
fiducia e di aiuto nella direzione della gestione di un ristorante e bar
annesso ad albergo. Tale occupazione, seria, dignitosa, autoritaria e di
prestigio, pur non richiedendo attitudini speciali, fa assegnamento sulle doti
di buona volontà, zelo, energia pei rapporti verso i dipendenti, nonché fine
educazione, tratti signorili e saper fare nei rapporti colla clientela:
requisiti questi che non difetteranno certamente in lei per ben meritare la
stima e la fiducia della ditta. Tale occupazione, contrariamente a quanto può
offrirle un posto in famiglia, le da serio affidamento di stabile sistemazione
finanziaria e morale, oltre allo stipendio iniziale di £ 200 mensili, vitto ed
alloggio gratuiti in trattamento familiare.
Trovando di
suo gradimento quanto propostole, voglia far tenere adesione, accompagnata da
fotografia e da ragguagli informativi in merito all’età ed ai requisiti fisici
e morali.
In attesa,
con tutta stima ossequiando,
Luigi Papadia
Gran Caffè
Moderno – Piazza Valdesi – COSENZA
La risposta
arriva dopo una sola settimana, ma da Manfredonia…
Manfredonia,
19 luglio 1934
Egregio
Signore,
Ringraziandola
sentitamente della gentile Sua lettera la quale mi fa capire ch’Ella avrebbe
vero interesse d’avermi in casa Sua. anch’io da parte mia desidererei un
collocamento simile a quello ch’Ella mi offre e soprattutto sento di poter
prestarmi a Loro in qualità di persona seria, colta, energica, intelligente e
di fine educazione; e benché finora non ero occupata in modo ch’Ella mi offre,
mi sento in grado di assumere il posto con tutte le sue esigenze.
Io sono
praticissima in lavori di governo della casa, ho pratica in cucina finissima
italiana e tedesca, so tenere la cantina, dispensa e altre cose e credo di
essere abbastanza capace di tenere la direzione del bar e aiutare nella
direzione del Suo ristorante. So bene da trattare le persone fine e i
dipendenti perché sono energica e rigorosa e possiedo qualche cultura superiore
e credo di avere assai cuore per trattare le persone fine. Parlo abbastanza
bene l’italiano e lo scrivo pure.
Ho 33 anni,
godo ottima salute, sono di buona famiglia borghese e sto attualmente per
governo della casa in famiglia del Signor Conte Giuseppe Viti di Caraffa, il
quale Le fornirà le più ampie referenze personali. Accludo una mia recente
fotografia, referenze e l’indirizzo del Sig. Conte Viti.
Le porgo miei
distinti saluti e La prego di farmi un riscontro a giro del corriere.
Frieda Müller
Un bel colpo
per il Gran Caffè Moderno! Le referenze sono ottime come anche la presenza, ma
Luigi Papadia forse ci ripensa: non sarebbe meglio, vista la specifica
preparazione della signorina Müller, prenderla a servizio in casa sua? Questa è
la nuova proposta che formula in una lettera datata 30 luglio. Però i giorni
passano e non arriva nessuna risposta, forse la tedesca ci ha ripensato. Poi a
fine agosto ecco il postino che consegna la tanto attesa busta, ma qualcosa non
quadra: il timbro postale non è di Manfredonia ma di Lipsia. Cosa sarà
successo?
Lipsia,
22 agosto 1934
Egregio
Signore,
Mi scuso
mille volte se finore non ho risposto della Sua preg. lettera del 30 luglio. Ma
Ella mi comprenderà e scusare il grande ritardo della risposta se Le dico che
sono partita per mio paese da soddisfare il desiderio della mia mamma la quale
voleva vedermi. Spero tanto che Lei perdonerà questa negligenza e con questa
mia lettera faccio una pronta risposta alla preg. Sua.
Ho deciso
restare a casa mia fino fine di settembre e se Ella ancora desidera prendermi
in preg. casa Sua quale direttrice, io ho sempre ugualmente il grande desiderio
da venire a Cosenza e sono disposta a pagare io stessa la metà o eventualmente
tutte le spese di viaggio perché capisco questa enorme lontanezza e sono anche
sincerta così anderemo meglio d’accordo.
Le assicuro
sempre di nuovo che Ella troverà in me colei che cerca, mi darò sempre fatica
d’accontentarla e noi tedeschi siamo pulito, lavorioso e assolutamente onesto.
Ringraziandola sentitamente per la
Sua gentile offerta nell’aiutarmi trovare un altro lavoro per
l’epoca della prossima fiera del Levante a Bari, forse se Lei potrà trovare un
buon lavoro non sarebbe avverso d’accetarlo, così per venire più vicina a
Cosenza. Per questa Sua cortesia La ringrazio anticipatamente, ma se Lei non ha
occasione di raccomandarmi, voglio aspettare qui a Lipsia la Sua chiamata. La prego di
farmi sapere la Sua
decisione e La saluto
Cordialmente
Frieda Müller
Qualche
giorno dopo aver spedito questa lettera, la madre della signorina Müller muore
lasciandola quasi sul lastrico e così, con le ultime 400 lire rimaste (ne
spenderà 350 per il biglietto del treno), parte per Cosenza piena di speranza.
Luigi Papadia l’attende alla stazione e l’accompagna in una casa privata dove
Frieda dovrebbe alloggiare ma la donna non vuole entrare
- Signor
Papadia – gli fa col suo marcato accento tedesco –, prego, vorrei prima
visitare i locali degli esercizi in cui lavorerò…
- Signorina
Müller – le risponde in tono cortese – andiamo prima all’alloggio così potrà
liberarsi dei bagagli…
- Prego,
insisto… vorrei andare a vedere prima i locali…
Papadia allora
l’accompagna al Caffè Meora e le dice che è quello il locale, ma a Frieda non
sembra un locale di prim’ordine e di
lusso e insiste
- E il
ristorante annesso ad albergo?
L’uomo sembra
spazientirsi ma è solo un attimo. Gira lo sguardo verso il Grand Hotel distante
qualche decina di metri
- Eccolo, è
quello… ora andiamo a casa
Quella che le
mostra più che una casa sembra un’alcova piuttosto malridotta nel quartiere dei
bordelli e Frieda, che già sospettava qualcosa di losco, rifiuta di fermarsi lì
e impone a Papadia di trovarle un’altra casa.
Ma l’uomo, che contrariamente a quanto voleva
far credere, è solo un semplice
cameriere e non è in grado di offrire alcun lavoro. Anzi, pare proprio che le
sue lettere dal linguaggio elegante altro non siano che un’esca per attirare a
Cosenza, da tutto il regno, ragazze bisognose le quali, scoperta la verità,
potrebbero anche cedere alle offerte di dedicarsi al lavoro più antico del
mondo, l’unico che Papadia può ed è disposto ad offrire loro.
Frieda Müller
però non ci sta. Il 5 novembre, disperata, denuncia tutto in Questura e racconta
le sue condizioni attuali
- Il signor Meora mi offrì un posto come
cassiera, ma per un sol giorno perché poi, a suo dire, dovevo essere addetta ai
giuochi dei bigliardini che lui ha. Io mi opposi perché tale posto non si confà
alla mia onestà e al mio decoro. Meora
allora mi fece accompagnare alla pensione della signorina Nicoletta
Vivacqua su Corso Umberto, la quale dal 5 all’8 ottobre ebbe pagata la pensione
dal Meora, mentre dopo e fino ad oggi non ne ha voluto più sapere, tanto che
sono a completo carico della Vivacqua, che non posso in alcun modo pagare per
mancanza di mezzi. Il Papadia, dopo la prima sera, non si è più fatto vedere da
me. L’ho rivisto due giorni fa e vi spiego anche il perché: dopo essere
uscita dalla pensione per venire qui, mi hanno avvisato che era venuto a
cercarmi un cameriere del signor Meora e la Vivacqua deve avergli detto che stavo venendo a
denunciare il Papadia. Il ragazzo indubbiamente
corse a dare l’allarme e fu così che il Papadia mi mandò subito ad offrire un
posto d’infermiera presso la clinica Marulli. Io ci sono andata accompagnata da
Papadia e da una signorina di Trieste. Il dottore, nel vedermi, mi propose
prima il posto d’infermiera e poi di domestica, ma io non volli accettare né
l’uno, né l’altro. Marulli mi propose allora di portarmi con la sua automobile
ad Acri perché, a suo dire, mi avrebbe fatto impiegare presso una baronessa o
marchesa. Ma, allorché constatò che io, per espresso desiderio della signorina
Vivacqua, dovevo essere accompagnata dovunque dalla sua domestica a nome
Genoveffa, la partenza per Acri non si verificò più…
E non ci
vuole molto perché Carabinieri e
Questura scoprano gli altarini del cameriere
Papadia Luigi Antonio Salvatore, nato a
Brindisi il 16=4=1882, domiciliato a Cosenza da circa tre anni, risulta
pregiudicato per avere riportato condanne per ratto a fine di libidine,
ingiurie ed arrogazione di carica pubblica. Molto amante delle belle donne e
delle facili conquiste, egli, per servire la propria e l’altrui libidine, da
più tempo ha escogitato il mezzo delle inserzioni sui giornali per richiamare a
Cosenza simpatiche e avvenenti donnine che, con la parvenza di posti
vantaggiosi e d’impiego assicurato, lasciano la casa paterna e, sobbarcandosi a
non lievi spese, corrono a Cosenza lusingate e allettate anche dalla poesia dei
luoghi, artatamente escogitata dal Papadia. Altro particolare importante di
questa attività o mania è data dal fatto che il Papadia si è mantenuto sempre
al corrente delle inserzioni per richieste di lavoro e d’impiego e che quindi
ha sfruttato anche la spontanea offerta di povere ed oneste donnine, come il
caso della signorina Müller Frieda, nata a Lipsia il 4=7=1901. Povera ed
onesta, la Müller ,
che ha saputo, con la sua fine educazione e con la sua esperienza, tener
lontani non pochi proci, primo dei quali, naturalmente, fu l’emerito Papadia,
sensale di libidine in questa città.
Il Papadia non si contentava di chiamare a
Cosenza donne comunque esse fossero, prosperose come matrone o esili come fusi,
ma richiedeva prima, come usano i dirigenti dei postriboli, le fotografie per
poter scegliere il tipo.
Hai capito
che mente il cameriere Papadia?
Ma quale
reato contestargli? Prove o indizi che riconducano alla induzione e
sfruttamento della prostituzione non ce ne sono e lo stesso vale per la truffa.
Tratta di donne mediante inganno (art.
536 2° cap. C.P.C) e Violazione alla legge sull’emigrazione interna (art. 1 del
R.D. 29 marzo 1928 N° 1003), ecco la soluzione. E per la seconda ipotesi di
reato parte subito la denuncia da parte dell’Ufficio Provinciale di
Collocamento.
Mentre Luigi
Papadia organizza la sua difesa, piove sulla sua testa un’altra tegola. E
questa potrebbe fargli davvero molto male: verso la fine di novembre arriva ai
Carabinieri di Cosenza la denuncia della signora Annunziata Manni Dei di
Firenze che lamenta la scomparsa della propria figlia Guglielmina partita il 4 ottobre 1934 per recarsi a Cosenza dove
doveva andare a lavorare con una sua amica, Zaira Coltellini vedova Ferri,
presso il signor Luigi Papadia – Caffè Moderno, Piazza Valdesi. Ma da
allora non ha più avuto notizie.
Ho scritto al signor Papadia ma nulla ha
saputo dirmi perché nulla aveva più saputo dopo la lettera ricevuta il 28
settembre da mia figlia e nessuno si è presentato. Ma una lettera indirizzata a
lui perché la consegnasse a mia figlia non ha fatto ritorno, pur avendomi
scritto di averla rispedita al mittente. Nella corrispondenza lasciata da mia
figlia ho trovato lettere di un certo PIETRO, residente a Paola, impiegato
all’Azienda Statale della Strada, che data l’intimità dello stile, penso
fidanzato, invita mia figlia e l’amica Ferro ad andare da lui perché attese
anche da un certo Nappi di Reggio Calabria. anzi, di quest’ultimo ho trovato un
biglietto col quale il Nappi presenta mia figlia all’ingegner Saverio Saiardi
di Cosenza perché FACCIA COMPAGNIA per qualche giorno a mia figlia e poi
le procuri o un’occupazione o un amante. Mi sono recata anche presso le suore
di Santa Marta presso le quali la
Ferro ha lasciato il figlio ma anche loro nulla sanno e sono
assai preoccupate per il silenzio della Ferri dato che devono ancora ricevere
il denaro per il saldo del mese di ottobre. Tutto ciò preoccupami non poco e,
pur sapendo che mia figlia non mi vuol bene, che preferisce le pessime amiche e
và dicendo che sono la sua matrigna, pur tuttociò sento che il mio dovere di
madre mi dice di fare quanto posso per rintracciarla e sapere se qualche grave
disgrazia è accaduta alle due donne, non essendo concepibile che una dimentichi
il figlio e l’altra il padre gravemente infermo, il quale mai ha approvato la
partenza della figlia, come non abbiamo mai permesso che la figlia guadagnasse
da vivere con un sistema meno che onesto.
Mia figlia usa trasformare il nome in MINA,
aggiungendovi il cognome di mio marito DEI.
A corredo
della denuncia, la signora Manni allega la corrispondenza che ha citato e il
biglietto che il fantomatico Pietro scrive all’altrettanto fantomatico Nappi
non lascia spazio ad equivoci:
In questo momento ricevo una lettera dal mio
fornitore di attrezzi sig. DEI di Firenze, il quale mi comunica per il giorno
tre o quattro prossimo avrebbe pronto due spedizioni di materiale per Paola,
perciò, giusto quanto mi avesti a parlare in occasione del nostro ultimo, ti
prego di farmi sapere subito se ancora tieni a detto materiale.
Un linguaggio
criptico per non incorrere in reati ma di
facile intuizione scrivono i Carabinieri in un verbale e convocano subito
Luigi Papadia
- Conosco Guglielmina Manni ma essa il 14 o il
15 agosto 1934, di ritorno dalla Sicilia, si presentò a me sotto il nome di
Guglielmina Dei. Non conosco affatto la signora Zaira Coltellini vedova Ferro
perché non si è mai presentata a me. La
Dei si trattenne solo due ore a Cosenza sempre in mia
compagnia e poi ripartì con l’autocorriera per Paola. Mi disse che a casa sua
vi era un inferno perché la madrigna non la vedeva di buon occhio e la
costringeva ad essere l’amante del professor Luigi Barbaro, il quale pagava la
pensione alla madrigna stessa
Ad avvalorare
questo racconto, esibisce le lettere ricevute dalla signora Manni e dal
professor Barbaro, ma i Carabinieri la pensano in modo diametralmente opposto: Le lettere allegate stanno a dimostrare
quale intensa e vasta azione spinga il Papadia nell’ingaggio clandestino di
belle donnine per favorirne la prostituzione; la lettera raccomandata spedita
dal Prof. Barbaro (a Papadia perché la consegni a Guglielmina. Nda) il 25 – 10 decorso ne è la prova: “Il sig. Papadia ti ha inviato un vaglia
bancario di £ 260 per partire…”. Papadia
non ha potuto negare che la
Gelsomina si sia recata da lui, vecchio volpone e con
un’astuzia senza pari. Egli fa profilare tra le sue asserzioni la figura del
Prof. Barbaro e tende a quadrare i particolari, ma quando gli viene contestata
l’azione spiegata nel fatto di quel tal Pietro, egli si schermisce dicendo di
non conoscere costui. Ciò è assolutamente mendace perché la risposta del
Papadia tende a non compromettere un amico che, forse, gli sta tanto a cuore.
A leggere i
nomi delle persone che sarebbero coinvolte in questa faccenda appare chiaro che
Papadia ha organizzato un giro d’alto bordo, fuori dai bordelli di Santa Lucia,
legali ma controllati dalla malavita di don Luigi Pennino. E appare incredibile
come in città non sia accaduto niente che possa essere ricondotto a una
ritorsione della malavita contro Papadia. Delle due l’una: o il sensale è
organico alla socia e gestisce il
giro per conto di don Luigi, o a don Luigi paga la 'nzugna, il pizzo. Non si scappa.
Per quanto
riguarda invece i possibili risvolti penali della faccenda, non bisogna
dimenticare che Luigi Papadia è un vecchio volpone e quindi sa che, al di là
delle congetture dei Carabinieri, riguardo alla sparizione delle due donne non
gli si può contestare alcun reato e può dormire sonni tranquilli.
Anche per la
faccenda della signorina Frieda Müller fa valere la sua proverbiale astuzia,
lanciando aperte minacce ai dirigenti del
Sindacato Fascista del Commercio che tempo prima ha denunciato all’avvocato
Caruso, segretario politico del fascio cittadino, per abusi ed infrazioni
commessi da tali Uffici nel campo assistenziale e di collocamento di
organizzati e che perciò il rapporto a mio carico avanzato dall’Ufficio di
Collocamento non ha che il movente ed il fine di una vera rappresaglia.
Contemporaneamente
alle dichiarazioni di Papadia, la signorina Müller scrive una brevissima
richiesta, su carta bollata da 5 lire, al Ministro degli Interni:
La sottoscritta Signorina Frieda Müller,
proveniente da Lipsia in gita turistica, avendo trovato di occuparsi presso la Villa Nocara di Cosenza, fa
domanda all’Ecc. Vostra Ill.ma a volerle rilasciare il nulla osta.
Pertanto fa sapere di essere stata in Italia
dal 1 Gennaio 1934 fino a tutto Agosto 1934 presso il Signor Conte Viti di
Caraffa a Manfredonia.[1]
Gita
turistica? Abbiamo capito tutto…
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